Overdose da farmaci: negli Stati Uniti record di decessi nel 2014

d-o-l-o-r-e-11052010-romanelli-94-728

 

Nel 2014 negli Stati Uniti le morti per overdose farmacologico hanno superato quelle per incidente d’auto, con l’eroina e gli oppioidi fra i principali responsabili

Secondo il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), un’ importante agenzia di controllo sulla sanità pubblica con sede ad Atalanta, i decessi per overdose hanno fatto registrare negli Stati Uniti un’impennata record.

Lo scorso anno su scala nazionale le morti da overdose sono state circa 47.000, cifra superiore a quella dei decessi da incidente automobilistico, con un incremento del 7% rispetto all’ anno precedente.

Un portavoce del CDC ha dichiarato che il 61% di tali decessi è stato causato dall’uso di alcuni tipi di antidolorifici oppioidi e dall’ eroina.

Nel calcolo sono state considerate anche le morti dovute all’uso di potenti sedativi, oltre alla cocaina e ad altre droghe, legali ed illegali.

Il direttore del CDC, Tom Frieden ha dichiarato che “il numero di decessi per overdose da oppiacei, in crescita del 14% nel 2014, è abbastanza allarmante; l’abuso di oppiacei nelle famiglie e nelle comunità americane è devastante“.

In base al rapporto, il numero dei decessi da overdose riguarda sia individui di sesso maschile che femminile, bianchi (non ispanici) e neri, negli adulti appartenenti a quasi tutte le fasce di età.

Gli Stati che hanno fatto registrare i più elevati tassi di mortalità per overdose sono stati il West Virginia, il New Mexico, il New Hampshire, il Kentucky e l’Ohio. Nel West Virginia il tasso medio di morti è stato del 35,5 su 100.000 persone; il valore medio nazionale è di 15 su 100.000.

I valori nazionali vengono calcolati al fine di consentire un confronto più equilibrato tra i valori riscontrati nei vari stati, dati i diversi valori nella di densità di popolazione.

In termini relativi lo stato americano più popoloso è quello della California, che ha fatto registrare l’anno scorso il maggior numero di decessi da overdose, 4.500. Di seguito l’Ohio, con più di 2.700.

Le statistiche sono state calcolate attraverso i certificati di morte.

Dai dati forniti da CDC risulta che tra gli anni 2000 e 2014 il numero di americani deceduti per overdose è stato quasi mezzo milione.

Dallo studio dei dati forniti da CDC emerge come gli antidolorifici derivanti da oppioidi, benché disponibili solo dietro prescrizione medica, costituiscano una seria priorità. Nella settimana in corso l’agenzia ha fornito ai medici di base linee guida tendenti a suggerire una maggiore cautela nel prescrivere antidolorifici oppioidi per i malati soggetti a dolori cronici, ed in caso di necessità estrema, a prescrivere anche l’assunzione del naloxone, un antidoto all’overdose.

I dati su scala nazionale sono stati forniti da CDC la scorsa settimana; ma venerdì sono stati aggiunti ulteriori elementi, inclusi i valori stato per stato. (trad cm)

http://www.theguardian.com/society/2015/dec/19/fatal-drug-overdoses-hit-record-high-in-us-government-figures-show

https://meloniclaudio.wordpress.com/2015/06/29/luso-di-stupefacenti-e-le-conseguenze-sulla-salute/

https://meloniclaudio.wordpress.com/2015/07/04/rapporto-unodoc-2015-le-tendenze-nei-consumi-e-nellofferta-delle-droghe/

La cooperazione internazionale britannica investe nei paradisi fiscali

CDC

Secondo uno studio il settore privato del Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale (DFID) e altre istituzioni impegnate in ambito europeo nello sviluppo, indirizzano quote significative di investimenti nei paradisi offshore.

Più di due terzi degli investimenti effettuati dal braccio privato del dipartimento governativo britannico per lo sviluppo, erano diretti, lo scorso anno, verso paradisi fiscali “notoriamente segreti”, è quanto è scritto in un rapporto che invita le agenzie europee di sviluppo ad essere più trasparenti e responsabili nelle loro attività di investimento.

Lo studio, realizzato dalla Rete Europea sul Debito e lo Sviluppo (Eurodad), ha scoperto che i miliardi di euro destinati a realizzare progetti nei paesi in via di sviluppo, sono stati convogliati verso alcuni dei centri finanziari più segreti al mondo, evadendo il fisco oltre a una serie di regolamenti.

Eurodad osserva che il britannico CDC – l’ex Commonwealth Development Corporation, interamente controllato dal Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale (DFID) – fa un frequente uso di tali giurisdizioni.

Nel 2013, CDC ha investito in nove fondi, sei dei quali risiedono in ben noti paradisi fiscali quali  Mauritius, Singapore, Guernsey e Lussemburgo. Le quote sottoscritte in sei di questi nove fondi, ammontano a 553 milioni di dollari (441milioni di sterline).

Secondo il rapporto, “Il portafoglio titoli di CDC al 31 dicembre 2013 mostra come sia negli investimenti diretti che in quelli indiretti, il modello si basi fortemente sulle giurisdizioni segrete“. Infatti, “Su un totale di 157 fondi di investimento, ben 118 si affidano a giurisdizioni in cui vige il segreto bancario. Tra il 2000 e il 2013, questi fondi hanno ricevuto un totale di 3,8 miliardi di dollari in sottoscrizioni da parte di CDC. ”

Sessantanove dei fondi in questione sono registrati a Mauritius (per un valore di  1,8 miliardi di dollari), mentre altri 26 sono registrati nelle Isole Cayman (909 milioni di dollari). CDC è stato progettato per essere un “pioniere degli investimenti” nei paesi in via di sviluppo. I suoi investimenti netti vengono valutati come aiuti ufficiali, consentendo al Regno Unito di raggiungere l’obbiettivo di destinare agli aiuti lo 0,7% del reddito nazionale. La gran parte dei soldi investiti da CDC passa attraverso fondi di investimento, i quali poi investono in attività produttive nei paesi in via di sviluppo.

Il rapporto Eurodad – dal titolo Going Offshore – individua uno schema simile di utilizzo dei paradisi fiscali con riferimento anche ad altre istituzioni finanziarie di sviluppo europee (DFI).

A giugno dello scorso anno, la Società Belga di Investimento nei Paesi in via di Sviluppo (BIO)  ha sottoscritto quote per un totale di 42 fondi di investimento, di cui 30 domiciliati in paesi che figurano nella top 20, in base all’ indice di segretezza finanziaria stilato dal Tax Justice Network (FSI). Gli investimenti ammontano complessivamente a  207 milioni di dollari.

Alla fine dello scorso anno, 46 ​​dei 165 investimenti attivi nel fondo norvegese Norfund, sono stati destinati verso paesi che risultano essere tra i top 20 nella classifica dei paradisi fiscali off-shore, sempre secondo l’indice FSI. Tali investimenti  ammontano a 339 milioni di dollari.

Almeno sette dei 46 progetti che coinvolgono l’istituzione finanziaria per lo sviluppo (DFI) tedesca Deutsche Investitions und Entwicklungsgesellschaft (DEG), sono stati realizzati attraverso importanti paradisi fiscali come le Isole Cayman e le Mauritius.

L’autore del rapporto Eurodad, l’analista politico Mathieu Vervynckt, ha dichiarato: “I paesi in via di sviluppo perdono ogni anno centinaia di miliardi di euro, attraverso l’elusione e l’evasione fiscale delle imprese. Appare, dunque, contraddittorio che le istituzioni finanziarie per lo sviluppo (DFI), il cui compito è quello di promuovere lo sviluppo e contrastare la povertà, offrano così tanto sostegno a dei centri finanziari noti per essere paradisi fiscali, che permettono di portare avanti tali politiche di evasione ed elusione. ”

In questo modo, ha aggiunto Vervynckt, tali istituzioni per lo sviluppo, siano esse bilaterali o multilaterali, hanno sostanzialmente finanziato e legittimato l’industria offshore.

Il rapporto suggerisce inoltre alcuni modi attraverso i quali tali istituzioni possono migliorare la loro trasparenza, tra cui: investire solo in società e fondi disposti a “rendere pubbliche le informazioni circa i loro beneficiari ultimi e riferire su eventuali conti finanziari off-shore, paese per paese”; garantire che i fondi in cui investono siano – ove possibile – registrati nel paese in cui investono, in modo da essere pienamente responsabili delle loro attività e di  quelle dei loro clienti.

Eurodad chiede inoltre che venga istituito, sotto l’egida delle Nazioni Unite, un organismo intergovernativo di controllo fiscale, tale da consentire ai paesi in via di sviluppo di svolgere un ruolo paritario nella riforma globale delle norme fiscali.

“Stiamo cercando -ha dichiarato Vervynckt – di fare pressione su queste istituzioni, affinché smettano di sostenere quelle aziende che fanno uso dei paradisi fiscali e fare in modo che tutti i dettagli delle loro operazioni finanziarie siano accessibili al pubblico”. “Dopo tutto, tali istituzioni finanziarie (DFI) sono pubbliche, ed hanno il compito di promuovere lo sviluppo, ed è quindi doveroso esigere che siano responsabili verso i contribuenti, che pagano per loro e per gli abitanti dei paesi in via di sviluppo, che esse dovrebbero aiutare.”

Un portavoce di CDC ha dichiarato: “Gli investimenti di CDC contribuiscono alla crescita ed alla creazione di posti di lavoro, necessari ad aiutare le persone ad uscire dalla povertà. Le aziende che sosteniamo, impiegano oltre 1 milione di persone nei paesi in via di sviluppo, e l’anno scorso hanno versato più di 2,3 miliardi di sterline in tasse locali“.

“CDC richiede alle aziende in cui investe, di pagare tutte le tasse da loro dovute, e di evitare di investire in paesi che non sono in linea con i trattati stipulati a livello internazionale con l’OCSE, in merito alla trasparenza fiscale.”

Parlando prima del vertice del G8 del giugno di due anni fa, David Cameron ha dichiarato che l’equità finanziaria è fondamentale per lo sviluppo e ha promesso di cancellare il segreto bancario.

“Stiamo parlando – ha dichiarato Cameron – di aziende corrette, di tasse giuste e di norme globali adeguate che garantiscano che l’apertura offra i benefici che dovrebbe, sia ai paesi ricchi che a quelli poveri” . “L’aiuto allo sviluppo è importante, ma queste cose lo sono ugualmente. E’ giunto è il momento. Questo è l’ordine del giorno. Il mondo dovrebbe essere in grado di raggiungere tali obiettivi. ”

Nel mese di maggio, il Guardian aveva rivelato che CDC ha investito più di  260 milioni di dollari in aiuti ai costruttori di comunità chiuse, centri commerciali e beni di lusso, nei paesi poveri come l’ America Latina, l’ Africa e l’Asia.

Articolo apparso in origine su http://www.theguardian.com/

col titolo originale: “UK aid investments target tax havens”

traduzione di CM

Su ↑