Il piano regionale per l’energia: eolico, solare e fotovoltaico

Dall´eolico alle biomasse: mille richieste in attesa di parere. Niente tetti sulla produzione Obbligo di sede in Sicilia per le imprese
di Antonella Romano

Via al grande business delle fonti rinnovabili. Anche la Sicilia adesso potrà riaprire le porte alle pale eoliche o al solare termodinamico e fotovoltaico. Con l´approvazione da parte della giunta del piano energetico ambientale regionale siciliano (Pears) la Regione si prepara a esaminare una valanga di progetti fermi da anni in attesa di autorizzazioni. Si tratta in tutto di 1.050 istanze presentate dalle imprese per impianti che vanno dall´eolico (139) al fotovoltaico (866 impianti) al solare termodinamico (7). Il primo – e al momento unico – eolico offshore è quello che potrebbe nascere a sette chilometri dalla costa di Gela, da 500 megawatt.

Investimenti per un giro totale di 30 miliardi di euro, con 4 miliardi pronti a essere impegnati in tempi brevi, appena sarà convocata la conferenza di servizio. Alle imprese la Regione chiede, come condizione necessaria, la sede legale e fiscale in Sicilia, per ricavarne un ritorno dal pagamento delle tasse. Sono 198 gli impianti previsti nel Trapanese, 176 nell´Agrigentino, 166 a Siracusa. Seguono Catania con 130 strutture e Palermo con 111. A Messina solo 39. Misure di compensazione anche per i comuni: il rilascio dell´autorizzazione è subordinato all´impegno del produttore di destinare una percentuale di energia per «usi collettivi».

Un piano che risale al 2002, elaborato da un gruppo di lavoro allargato alle tre università siciliane e al Cnr, che immagina fino al 2012 uno scenario da “terza rivoluzione industriale”, con l´adesione a politiche di risparmio energetico e di economie fondate sul sole, sull´acqua e sul vento. Stagione che decolla in ritardo, bloccata nei mesi scorsi anche da uno scontro tra il presidente Raffaele Lombardo, che sulle autorizzazioni non ha mai fatto fretta e che chiedeva la definizione nel piano di un “tetto” da rispettare per la potenza degli impianti, e l´assessore all´Industria. Ieri Lombardo però ha detto: «Oggi è un grande giorno: possono ripartire gli investimenti e la creazione di nuove opportunità di lavoro. Il piano energetico rimette in moto risorse per centinaia di milioni di euro». Il piano energetico alla fine non stabilisce tetti. «Non c´è una norma che definisce il limite dei megawatt», ha replicato ieri l´assessore Pippo Gianni, presentando il Pears, con le sue 60 azioni diverse per risolvere le emergenze ambientali ed energetiche. Il piano dà alla Regione competenza esclusiva in materia e sancisce la liberalizzazione dei mercati per lo sviluppo e la sicurezza energetica.

Per le autorizzazioni saranno seguiti dei criteri precisi. «Avranno un iter privilegiato – ha annunciato l´assessore Gianni – le società che garantiscono la filiera produttiva completa, con l´obiettivo dello sviluppo e dell´occupazione, e le aziende che vogliono realizzare impianti in aree deturpate come cave e discariche dismesse. Analoga priorità è attribuita alle istanze in variante agli impianti esistenti». È previsto anche il completamento della rete del metano e il potenziamento dell´idrogeno. Interventi infrastrutturali di rilievo sono considerati il raddoppio dell´elettrodotto Sicilia-Continente, la realizzazione della rete ad altissima tensione e la costruzione ed esercizio di due terminali di rigassificazione: uno già approvato, il secondo in istruttoria.

Un allarme sulle lentezze della Regione è però venuto ieri da Terna (Rete elettrica nazionale spa), che ha lanciato l´allarme a Lombardo: la società è da tempo pronta ad adeguare la vetusta rete dell´alta tensione siciliana e a investire in Sicilia più di 700 milioni di euro: «Nonostante le sollecitazioni di Terna, la Regione non ha ancora avviato i tavoli con gli enti locali per la realizzazione delle nuove linee Paternò-Priolo e Chiaromonte Gulfi-Ciminna». «Basta con gli stalli e con le liti nella maggioranza – attacca il deputato del Pd Pino Apprendi – Il governi liberi questi investimenti per non fare fuggire ancora una volta gli imprenditori dalla Sicilia».

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