Sicurezza, il nuovo mantra per gli esperti di comunicazione

Sicurezza-informatica

Ogni azienda ha le sue strategie commerciali, ma nell’era della rete e della connessione on-line il tema dei dati sensibili e della loro protezione riveste un appeal particolare.

L’analista della NSA Edward Snowden ha rivelato a tutto il mondo come la principale superpotenza mondiale controllava da diverso tempo il flusso di informazioni che viaggiano sulla rete, sia quelle pubbliche, relative cioè a personaggi politici di primo piano, come il nostro ex premier Silvio Berlusconi, che quelle di semplici cittadini.

Dopo avere comunicato ai clienti ed alle borse di mezzo mondo il primo calo nelle vendite del suo prodotto di punta, l’iPhone, la Apple, per bocca del suo CEO Tim Cook, ha mostrato di sapere tenere testa, in tema di sicurezza dei dati, anche all’agenzia di intelligence interna per eccellenza, l’FBI, di fronte ad un crimine riprovevole come l’attentato terroristico di S. Bernardino.

Ma quella che in apparenza sembrerebbe una battaglia di civiltà, in realtà potrebbe nascondere una sottile strategia commerciale, posto che proprio la principale concorrente dell’azienda di Cupertino, la coreana Samsung, è caduta su questo stesso tema. Nel 2014 alcune riviste specializzate hanno pubblicato la notizia della presenza di un tallone di Achille nel sistema operativo del prodotto di punta della casa coreana, il Galaxy; punto debole che corrisponderebbe esattamente, ma guarda un po’, a quello che l’FBI starebbe chiedendo proprio alla Apple, vale a dire la porta di accesso alternativa ai dati in memoria (siano essi quali dell’hard disk, del cloud o della memoria mobile della sd card) rispetto a quella normale prevista per l’utente, porta che in gergo prende il nome di backdoor.

Un’altra azienda in piena crisi commerciale, che ha deciso di adottare una strategia comunicativa basata sulla sicurezza è la banca cinese HSBC.

Nel 2012 il colosso del credito dagli occhi a mandorla ha risolto un contenzioso con il governo statunitense pagando una penale da 1.9 miliardi di dollari, posto che l’autorità giudiziaria stelle e strisce aveva scoperto che questa stava riciclando in Messico i soldi del cartello della droga di Sinaloa. Secondo gli investigatori finanziari l’istituto di credito avrebbe lavato qualcosa come 881 milioni di dollari appartenenti ai cartelli.

Oggi la banca sta affrontando una nuova grana giudiziaria presso la corte federale di Brownsville, in Texas. Il caso riguarda una serie di atroci delitti commessi in Messico ai danni di cittadini statunitensi, tra il 2010 e il 2011.

Si tratta, in particolare, delle uccisioni di Arthur Redelfs, marito di una dipendente del consolato statunitense di Ciudad Juarez, Lesley Redelfs, ucciso da membri del cartello di Sinaloa, e di Jaime Zapata, agente speciale dell’ Immigration and Customs Enforcement (ICE), un’agenzia federale statunitense facente capo al Dipartimento della Sicurezza che si occupa del controllo delle frontiere e dell’immigrazione, ucciso da alcuni appartenenti ai Los Zetas mentre raggiungeva con il collega Victor Avila Jr, rimasto ferito, Mexico City per motivi di lavoro.

Secondo l’avvocato Richard Elias, che rappresenta le vittime e i loro familiari, i cartelli messicani della droga sono dei terroristi, in quanto commettono quotidianamente atti di violenza e di intimidazione sulla popolazione messicana inerme, oltre che su giornalisti ed attivisti politici. Dato che la HSBC, attraverso le sue condotte illegali, ha dimostrato di essere complice di tali organizzazioni riciclando per conto loro milioni di dollari, provento delle loro attività illecite, in base alle norme dell’Anti- Terrorism Act, questa deve essere ritenuta corresponsabile di tali uccisioni.

L’Anti -Terrorism Act è la legislazione emanata dal governo statunitense di George W. Bush, all’indomani degli attentati dell’ 11 settembre del 2001. Essa stabilisce, tra le altre cose, che tutte le vittime di attentati hanno diritto di essere risarcite da quelle organizzazioni che forniscono ai terroristi supporto materiale. Sebbene alcune organizzazioni, come le FARC, che adottano il commercio di stupefacenti quale mezzo di finanziamento, siano state dichiarate ufficialmente terroristiche, i cartelli messicani della droga sono fino a questo momento riusciti a sfuggire a tale definizione.

La causa intentata dai familiari delle due vittime dei cartelli rappresenta, di fatto, una causa pilota; qualora il suo esito fosse favorevole ai ricorrenti in giudizio, ne deriverebbe che la definizione di terrorista ricadrebbe, per analogia, anche sui cartelli messicani.

La causa si basa su documenti interni della banca frutto dell’attività investigativa del Senato degli Stati Uniti, e resi pubblici nel 2012. Tali atti dimostrano come la banca fosse riuscita ad eludere completamente l’attività interna di controllo, divenendo, di fatto, lo strumento attraverso cui i cartelli custodivano e riciclavano i loro soldi.

In passato HSBC era rientrata, assieme ad altri istituti di credito, tra le banche alle quali alcuni alcuni ex veterani della guerra in Iraq e i loro familiari sopravvissuti, avevano fatto causa per il ferimento o l’uccisione dei loro congiunti. In quel caso era stato dimostrato, sempre attraverso documenti interni della banca, come questa custodisse e ripulisse i soldi dell’organizzazione terroristica Hezbollah, riuscendo ad eludere tutti i controlli interni.

A fronte di questo evidente calo di immagine HSBC ed i suoi esperti di marketing hanno pensato bene di lavorare su di un messaggio che ponesse l’enfasi sul tema della sicurezza dei dati. La banca cinese è infatti la prima ad abbandonare il sistema di riconoscimento dell’utente basato su un codice numerico, il PIN, e ad adottarne uno che utilizzi i dati biometrici: voce ed impronte digitali.  Secondo la HSBC il sistema di sicurezza biometrico, che dovrebbe entrare in vigore prima dell’estate, sarebbe molto più sicuro di quello attualmente più diffuso e basato sulla password.

In effetti i guru della sicurezza hanno recentemente osservato come il furto di dati, in questo caso il pin di sicurezza, rappresenti la tipologia più diffusa di crimini commessi attraverso la rete, i cybercrime. Le cronache dei giornali sono zeppe di gruppi di criminali che utilizzano microcamere o carte di credito clonate per prelevare, attraverso il bancomat, i soldi dal conto di ignari clienti.

Da questo punto di vista i dati biometrici sembrerebbero molto più affidabili, in quanto riferibili esclusivamente al loro titolare. Ma se l’utilizzo di un sistema di riconoscimento vocale, in grado di codificare la voce del cliente basandosi su qualcosa come 100 differenti parametri, quali la velocità delle parole, la cadenza della pronuncia, l’accento, caratteristiche che rimangono immutate negli anni, costituisce una novità, il sistema basato sulle impronte digitali era, di fatto, già in uso per quei clienti del banking on-line che utilizzavano l’iPhone.

Attualmente sono diverse le banche che hanno adottato un sistema di sicurezza di tipo biometrico: Lloyds Banking Group, che si basa più propriamente su un riconoscimento on-line del bancomat via smartphone; Royal Bank of Scotland che impiega anch’essa il riconoscimento digitale via iPhone, e Berclays, che utilizza uno scanner digitale basato sul flusso sanguigno del cliente.

http://www.agi.it/economia/2016/01/26/news/apple_per_la_prima_volta_in_calo_le_vendite_di_iphone-455295/

http://www.bloomberg.com/news/articles/2016-02-09/hsbc-sued-for-drug-cartel-murders-after-money-laundering-probe

http://www.telegraph.co.uk/business/2016/02/18/the-death-of-passwords-hsbc-launches-voice-and-fingerprint-id/

 

 

Le cinque mafie più ricche

MAREROS

Il Federal Bureau of Investigation (FBI) definisce col termine crimine organizzato qualsiasi gruppo che disponga di una qualche forma di struttura formale, ed il cui obiettivo principale sia quello di accumulare ricchezza attraverso attività illegali.

Le organizzazioni dedite a tali attività riescono a mantenere il loro potere attraverso l’uso concreto o minacciato della violenza, la corruzione di pubblici ufficiali, l’infiltrazione e l’estorsione,  esercitando in tal modo un’influenza significativa sulla popolazione residente nella stessa città, regione o paese in cui esse risiedono.

Le tendenze più recenti relative alle attività criminali evidenziano una costante crescita dei crimini perpetrati attraverso la rete. Secondo uno studio realizzato nel 2013 da Javelin Strategy and Research ammonterebbero a 20 miliardi di dollari i fondi sottratti illegalmente ai cittadini statunitensi attraverso il furto via internet della loro identità.

Tuttavia, la maggior parte di tale somma sarebbe in realtà assorbita dai sistemi messi in campo per impedire tale furto, e dunque l’ammontare effettivo dei fondi che finirebbe nelle mani dei ladri telematici sarebbe molto più basso.

Ma nonostante la crescita dei nuovi sistemi di arricchimento la maggior parte dei proventi delle organizzazioni criminali provengono da attività criminali tradizionali, in primo luogo dal commercio di stupefacenti.

In base ad una stima effettuata dall’UNODOC, l’agenzia ONU che si occupa delle politiche sulle droghe, il totale dei ricavi derivanti dalla vendita nel continente americano delle varie sostanze stupefacenti ammonterebbe a 150 miliardi di dollari, pari allo 0,5% del PIL prodotto. L’America del Nord, con 34 miliardi annui derivanti dalla vendita negli Stati Uniti della sola cocaina, sarebbe la principale artefice di questi ricavi. Il gettito complessivo risultante dalla vendita della cocaina nel mondo ammonterebbe a 85 miliardi di dollari.

Oltre al commercio della droga, un peso economico notevole lo svolgono altre attività illecite quali il racket, la prostituzione, il gioco d’azzardo, la distrazione di fondi pubblici, il traffico di sigarette e quello di immigrati.

Sebbene si sforzino di nascondere i proventi delle loro attività illecite, nel 2014 la rivista Fortune ha stilato una classifica dei principali sindacati criminali sulla base del loro fatturato annuo, specificando anche le loro principali fonti di reddito.

Al primo posto troviamo la mafia russa, Solntsevskaya Bratva, con un fatturato annuo stimato di 8.5 miliardi di dollari. A differenza delle principali organizzazioni criminali, la mafia russa è composta da almeno 10 gruppi che operano in modo più o meno indipendente l’uno dall’altro; tuttavia i proventi delle attività illecite vengono gestiti in comune da un organo collegiale composto da 12 persone, le quali si incontrano regolarmente in diverse località del mondo. Complessivamente l’organizzazione conterebbe su non meno di 9 mila affiliati, e le principali attività illecite sarebbero il traffico di droga e quello di esseri umani. La principale droga commerciata è l’eroina coltivata in Afghanistan. Secondo le stime dell’UNODOC, il 12% dei russi farebbe uso di eroina, mentre nel resto del mondo il consumo di tale droga riguarderebbe lo 0,5% della popolazione.

Fino al 2007 il numero di affiliati alla mafia russa non superava le 300 mila unità, mentre i gruppi attivi erano nel complesso 450.

Il dato essenziale che emerge è il legame tra i nuovi vertici delle organizzazioni mafiose ed il vecchio establishment sovietico, come dimostra l’arresto dell’ex sindaco di Vladivostok ed imprenditore nel settore alimentare, Vladimir Nikolayevs.

Altro elemento distintivo è rappresentato dall’estrema ferocia e violenza da parte dei membri dell’organizzazione, i quali non hanno esitato in passato ad eliminare anche personaggi di rilievo nella società, come giornalisti, banchieri ed uomini politici. Con un peso stimato sull’economia pari al 40% del PIL, grazie al riciclaggio dei proventi illeciti nell’economia legale attraverso l’acquisto di industrie chimiche, porti e banche, la mafia russa dispone di una vasta tipologia di strumenti di pressione. Oltre i confini natali la Solntsevskaya Bratva ha creato importanti basi di attività in Israele ed a New York, nei pressi della spiaggia di Brighton.

La seconda organizzazione criminale in termini di entrate annuali è la giapponese Yamaguchi Gumi. Con un numero di affiliati pari a 39 mila, circa la metà dei mafiosi giapponesi, ed un quartier generale situato a Kobe, Yamaguchi è il più numeroso sindacato criminale del sol levante, laddove il termine organizzazione criminale viene tradotto con l’espressione Yazuka. Il boss della Yamaguchi Gumi è Kenichi Shinoda, che gestisce dal carcere il patrimonio del sindacato criminale di cui è a capo.

A differenza delle altre organizzazioni criminali che fanno della segretezza il loro tratto distintivo, la Yazuka è il sindacato criminale più aperto e trasparente al mondo. I suoi tratti distintivi sono la pubblicità e lo stile di vita. Le Yazuka hanno una sede ufficiale e uffici per i loro dirigenti, con tanto di targhetta sulla porta e recapito telefonico sull’elenco. E poi ancora abiti vistosi, tatuaggi sul corpo raffiguranti tigri, e dita mozzate, segno della punizione per una mancanza verso l’organizzazione. Il tutto condito con un’apparenza fatta di elementi totalmente estranei alla violenza, la quale rimane sempre, rigorosamente, dietro le quinte. Secondo l’ex capo della polizia giapponese, Hiromitsu Suganuma, Yamaguchi Gumi sarebbe l’organizzazione criminale in grado di ottenere i ricavi più elevati dalla vendita della droga. Le altre due principali fonti di guadagno sarebbero rappresentate dal gioco d’azzardo e dalle estorsioni. Oltre a queste vi sarebbe anche l’attività di risoluzione delle controversie. La mafia giapponese è una delle più antiche nella storia del crimine organizzato, e a differenza delle Triadi Cinesi, nelle quali la centralità dell’organizzazione è garantita attraverso vincoli parentali, nella Yazuka il centralismo si struttura attraverso rigide gerarchie, le quali prendono origine dalla fase di affiliazione all’organizzazione. Il centralismo della struttura ha in questo caso agevolato la stima del giro di affari annuale dell’ organizzazione.

Al terzo posto troviamo la Camorra, con un fatturato annuo di 4.9 miliardi di dollari.

Mentre l’organizzazione di Cosa nostra negli Stati Uniti è stata profondamente indebolita a seguito dell’attività repressiva esercitata dal governo federale, la testa dell’organizzazione, storicamente insediata in Italia, continua ad esercitare tutta la sua forza criminale. Secondo uno studio realizzato congiuntamente nel 2013 dall’Università Cattolica e dal Joint Research Center on Transnational Crime, il fatturato annuale delle quattro principali organizzazioni mafiose italiane ammonterebbe a 33 miliardi di dollari.

Di questi la quota più ricca proverrebbe appunto dalla camorra che, con 4,9 miliardi di dollari di fatturato annuo, sottolinea il suo ruolo ed il peso reale dell’ organizzazione nell’economia nazionale.

Le principali attività criminali esercitate da tale organizzazione sarebbero il traffico di sigarette, quello di armi, il commercio di droga, lo sfruttamento della prostituzione, la contraffazione, il gioco d’azzardo, l’usura e l’estorsione. La storia della camorra risale al 19 esimo secolo, e si contraddistingue per essere stata inizialmente un sindacato criminale nato all’interno delle carceri. Al di fuori delle mura penitenziarie l’organizzazione criminale si affaccia per la prima volta al mondo esterno offrendo servizi di protezione dalla criminalità.

Al quarto posto troviamo la ‘Ndrangheta, con un fatturato annuo pari a 4,5 miliardi di euro. Nata in Calabria la ‘ndrangheta rappresenta attualmente la principale organizzazione criminale in Italia e la terza nel mondo. Sebbene le principali attività criminali svolte siano le stesse della camorra, la singolarità della ‘ndrangheta deriva dai particolari legami instaurati nel tempo con le organizzazioni criminali sudamericane dedite alla produzione ed al traffico della cocaina, in particolare quelle colombiane. Questo le ha permesso di ottenere il controllo del mercato europeo della cocaina.

Più di recente gli interessi economici di tale sindacato si sono estesi anche al mercato statunitense, rifornendo di cocaina famiglie criminali del calibro dei Gambino e dei Bonanno di New York. Alcune recenti operazioni di polizia hanno permesso infatti di intercettare un organizzazione dedita al traffico di stupefacenti in territorio statunitense, composta da alcune famiglie di ndranghetisti che collaboravano con esponenti della famiglia Gambino.

Al quinto ed ultimo posto troviamo il cartello messicano di Sinaloa, con 3 miliardi di dollari. Quello di Sinaloa è il principale sindacato criminale che opera in Messico, e che svolge una funzione di cerniera tra i produttori di cocaina del Sudamerica ed il principale mercato di tale sostanza, quello statunitense.

Secondo l’Ufficio della Casa Bianca che si occupa delle politiche relative al consumo di droga, Office of Drug and Control Policy, gli americani spendono ogni anno 100 miliardi di dollari in sostanze stupefacenti. Ora, dato che la quota di mercato del Cartello di Sinaloa sarebbe, in base ad alcune stime, pari al 60% il suo fatturato annuale ammonterebbe secondo queste stime a 3 miliari di dollari; pari a quasi la metà dei 6,5 miliardi di entrate complessive destinate ai cartelli messicani. Ma gli interessi economici dei cartelli del Golfo e di Sinaloa si estendono ben oltre i confini del Messico, fino ad arrivare, rispettivamente, in Texas e in Arizona. Un terzo cartello, con base a Tijuana, gestisce in quell’area sia il traffico della cocaina che quello delle metanfetamine prodotte in Cina. Anche se i boss dei tre cartelli stanno attualmente scontando pesanti condanne in carcere, le loro organizzazioni continuano ad essere gestite attraverso gregari e parenti. Tra i principali tratti distintivi dei membri dei cartelli messicani il più singolare è senza dubbio costituito dall’ interesse per la multimedialità: l’uso di social network come Facebook o Instagram serve infatti a costruire attorno a loro un’immagine fatta di potenza e di ricchezza. Sono molti infatti i video musicali postati su youtube che ritraggono i principali membri dell’organizzazione, e che puntano ad utilizzare, oltre alle immagini, anche la musica come canale di trasmissione di messaggi. Il capo del cartello di Sinaloa è Joaquin “El Chapo” Guzman, indicato da Forbes come il 701 uomo più ricco al mondo. (cm)

http://fortune.com/2014/09/14/biggest-organized-crime-groups-in-the-world/

https://www.unodc.org/documents/wdr/WDR_2010/1.2_The_global_heroin_market.pdf

https://www.fbi.gov/about-us/investigate/organizedcrime/glossary

http://foreignpolicy.com/2007/05/21/the-list-the-worlds-most-powerful-crime-syndicates/

Su ↑