Le lobbies finanziere nelle istituzioni europee

confronto tra lobbisti registrati e non
Immagine tratta dallo studio di Corporate Europe Observatory dal titolo: financial lobby report

Per avere una corretta rappresentazione del potere delle lobbies finanziarie a livello europeo, è sufficiente conoscere i mezzi dei quali queste si avvalgono per influenzare, nelle diverse fasi procedurali, le varie istituzioni che esercitano il potere normativo.

Stiamo parlando di una lista di 700 soggetti direttamente riconducibili ad importanti player dei mercati finanziari, dotati complessivamente di un budget di 120 milioni di euro per la spesa annua, e di un numero di lobbisti pari a 1.700 che è il più elevato in assoluto tra le varie attività economiche ed industriali che esercitano tale attività nelle istituzioni europee.

Per fare un paragone, si pensi che il settore farmaceutico, con i suoi 40 milioni di euro spesi complessivamente ogni anno ed i suoi 176 lobbisti impiegati a Bruxelles, rappresenta il secondo grande comparto industriale in termini di potere economico e di risorse impiegate.

Con tale dispiego di mezzi il comparto finanziario è stato in grado, nel corso degli anni, di dettare la linea alle istituzioni comunitarie, ed in particolare, a seguito della crisi finanziaria cominciata nel 2008, di neutralizzare gli effetti delle riforme approvate nel tentativo di ridurre gli i riflessi negativi trasmessi dai mercati finanziari all’economia.

In questo contesto esiste un grave deficit di democrazia rappresentato non tanto dal fatto che il denaro possa comprare il consenso, quanto dalla circostanza che il potere dei principali attori dei mercati finanziari, responsabili della crisi, sia capace di influenzare le istituzioni legislative comunitarie nel dettare quelle riforme che invece tale potere dovrebbero limitare.

Le organizzazioni e la frequenza dei loro incontri con i politici

Per individuare in maniera completa tutti i soggetti che esercitano un’attività lobbistica sul processo decisionale delle istituzioni europee, lo studio realizzato da Corporate Europe Observatory (CEO) http://corporateeurope.org/sites/default/files/attachments/financial_lobby_report.pdf divide tale processo in varie fasi, attraverso una sorta di mappa delle varie istituzioni europee coinvolte nella regolamentazione del mercato finanziario. In questo modo vengono evidenziate quali entità svolgono attività di lobbying ed a quale stadio del processo decisionale. Sarà anche possibile scoprire se alcuno soggetti di pressione, godano di un accesso privilegiato alle istituzioni, o piuttosto quali interessi specifici e quali soggetti stiano rappresentando.

Ad esempio il partito dei Conservatori inglesi eletti al Parlamento Europeo, fa parte della Commissione sugli Affari Economici e Monetari, la quale ha un ruolo nella regolamentazione dei mercati finanziari. Nei primi sei mesi del 2013 questi hanno avuto oltre 100 meeting con lobbisti del settore finanziario. In questi sei mesi l’intero gruppo dei 25 parlamentari europei appartenenti al partito dei Conservatori inglesi, ha reso nota la lista completa dei meetings nel loro sito web

http://conservativeeurope.com/downloads/LobbyingContactReportsJan-June2013.pdf; nel complesso il gruppo ha incontrato 74 diverse organizzazioni del mondo i finanziario, sia private che pubbliche.

Nel corso degli incontri è stata discussa la competa regolamentazione del settore finanziario europeo, dal salvataggio delle banche al loro fallimento, dal commercio di derivati alla tassazione degli scambi di attività finanziarie. Tra le varie organizzazioni lobbistiche più attive, ve ne erano anche alcune presenti a titolo personale, come JP Morgan che ha avuto 7 meeting, Citigroup 4 e Goldman Sachs 3.

Per avere un’idea completa di quanti gruppi svolgano attività di lobbying nel settore finanziario e di quanto denaro spendano in media all’anno, CEO svolge una sorta di monitoraggio attraverso il Registro Europeo per la Trasparenza, verificando quale sia stato il loro apporto effettivo nel processo di approvazione di due importanti riforme del mercato finanziario:

a) la Direttiva sui Mercati degli Strumenti Finanziari (MiFID) e la         b) 4a Direttiva sulle richieste di capitale (CRD IV).

La ricerca ha permesso di individuare ben 208 organizzazioni, appartenenti sia al settore finanziario che alla società civile, che hanno nominato le due direttive in questione come argomentai di interesse e pressione nella loro scheda di registrazione.

Tuttavia il Registro per la Trasparenza, sebbene sia stato istituito dalla Commissione nel 2008 dopo forti pressioni da parte della società civile, presenta dei limiti:  secondo alcuni studi accademici solo un terzo dei soggetti che svolgono attività di lobbying vi si iscrivono; quando sono iscritti, le informazioni fornite sono false o incomplete, ad esempio spesso si sottostimano volutamente i dati relativi alla spesa annuale per attività lobbistiche ed il personale stabilmente impiegato per fornire un’immagine falsa sulle proprie potenzialità. In ultimo le informazioni fornite attraverso la registrazione, non vengono controllate dalle istituzioni europee, dunque non essendo obbligatoria ne la registrazione, ne la veridicità dei dati dichiarati, non vi è, di fatto, alcuna sanzione in caso di violazione.

CEO identifica quelle lobby che sono attive nelle diverse fasi del processo decisionale, ed estrapola quelle che hanno esercitato pressioni in tutte le diverse fasi del processo, fatta eccezione per il Consiglio Europeo, per il quale l’accesso alle informazioni non è consentito.

La regolamentazione dell’attività finanziaria viene influenzata sia dalla Commissione che dal Parlamento, oltre all’organo amministrativo che adotta i regolamenti di attuazione rendendo esecutive le norme.

Istituzioni Europee coinvolte nella regolamentazione del mercato finanziario
Immagine tratta dallo studio di Corporate Europe Observatory dal titolo: financial lobby report

L’attività di Lobbying sulla Commissione europea

La Commissione svolge un ruolo determinante nella regolamentazione dei mercati finanziari, attraverso la presentazione di proposte di riforma ed anche attraverso la presentazione di emendamenti rispetto a propose di riforma presentate da altri organismi.

Dunque la Commissione è il primo obbiettivo di qualunque organizzazione che cerchi di influire sulle riforme in corso di elaborazione. L’incontro tra rappresentanti della Commissione e rappresentati di organizzazioni lobbistiche può avvenire in diversi modi, i più importanti dei quali sono sicuramente quelli in fase di consultazione, attraverso i gruppi di consulenza ufficiali, conosciuti come gli Expert Groups. Faremo riferimento inizialmente ai due principali gruppi convocati dalla Commissione in relazione ad importanti argomenti collegati ai mercati finanziari      https://circabc.europa.eu/faces/jsp/extension/wai/navigation/container.jsp.

La Commissione sostiene che la consultazione con questi gruppi di esperti rappresenti il confronto con la cittadinanza ed i portatori di interessi nella fase di sviluppo della normativa. La scopo della consultazione è dunque quello di ottenere risposte dalle organizzazioni di cittadini, ONG e dalle autorità pubbliche http://ec.europa.eu/internal_market/consultations/2013/esfs/docs/background-document_en.pdf.

Le consultazioni che esamineremo ora riguardano tutti i principali argomenti dell’attività di  regolamentazione finanziaria da parte dell’Unione, come ad esempio il Sistema Europeo di Supervisione Finanziaria (ESFS), Il fallimento delle banche, le restrizioni del capitale, gli investimenti alternativi (inclusa la regolamentazione dei fondi di private equity e degli hedge fund), il commercio di derivati e la tassa sulle transazioni finanziarie (TTF).   In tutto sono state calcolate 17 consultazioni considerate tra le più importanti nel campo della regolamentazione finanziaria.

Delle 906 organizzazioni che hanno preso parte alla consultazione, circa il 55% provenivano dall’industria finanziaria, il 12% dal altri settori economiche ed il 13% dai sindacati, da NGO e da associazioni di consumatori. Se andiamo ad osservare la frequenza delle consultazioni ci si rende ancora più conto dello squilibrio degli interessi rappresentati, posto che i primi dieci soggetti che hanno risposto più frequentemente provengono tutti dall’industria finanziaria, con una sola eccezione, la Banca Centrale della Repubblica Ceca. 

Tra i primi dieci soggetti a fornire risposte sono elencate le principali federazioni dell’industria finanziaria, europea ed internazionale come la Federazione Bancaria Europea (European Banking Federation con 15 consultazioni), l’Organizzazione per la Gestione degli Investimenti (Investment Management Organization, 15), La Federazione Bancaria Francese (Federation Bancaire Francaise, 15), Il Gruppo Europeo delle Banche di Risparmio (European Saving Banks Group, 14), e l’Associazione  Internazionale  per gli Swap ed i Derivati (International Swaps and Derivates Association, 13).

Il secondo passo è stato quello di identificare quali tra le organizzazioni individuate partecipava anche ad uno degli Expert Groups della Commissione (DG Internal Markt), sulla riforma del mercato finanziario. Si tratta di gruppi creati dalla Commissione per fornire informazioni al lavoro della Commissione sulla regolamentazione finanziaria, anche nei casi in cui la Commissione propone una nuova legislazione nel settore.

Per dare un’idea dei lobbisti del settore finanziario presenti all’interno dei Gruppi di Esperti della Commissione (DG Markt), non basta fornire l’elenco di tutti quelli attivi.          In genere gli expert groups vengono costituiti su determinate questioni, ad esempio la riforma della regolamentazione bancaria, e  vengono chiusi subito dopo la presentazione da parte della Commissione della proposta.

Un ruolo decisivo tra gli expert groups lo hanno avuto quelli attivi durante la fase successiva alla crisi finanziaria del 2008. E’ emerso infatti che tra questi, alcuni non avevano reso noto i nomi dei loro componenti, mentre altri avevano indicato solo i loro nomi di battesimo, affermando che si trattava di esperti indipendenti. Indagando sui singoli appartenenti ai vari expert groups è stato possibile in alcuni casi smascherare i loro legami con alcuni gruppi finanziari, tanto da poter affermare come questi siano solo uno dei modi attraverso cui le lobbies esercitano la loro pressione sulla Commissione.

Nazionalità dei lobbisti finanziari
Immagine tratta dallo studio di Corporate Europe Observatory dal titolo: financial lobby report

L’attività di lobbying sul Parlamento europeo

Negli anni recenti il Parlamento Europeo ha acquisito la facoltà di influire sul processo legislativo attraverso la possibilità di presentare emendamenti alle proposte di direttiva presentate dalla Commissione; tale facoltà è abbastanza recente e si deve al sempre maggiore peso esercitato dalle lobbies dei vari settori, non certo alla pressione da parte della societa’ civile.

Nel 2010, in occasione della presentazione della direttiva sugli hedge funds e sui fondi di private equity, è stato possibile osservare il peso delle lobbies finanziarie, riconoscendo come 900 dei 1.600 emendamenti presentati alla direttiva fossero espressione della tutela di quegli interessi. Corporate Europe Observatory ha potuto verificare ciò attraverso uno suo studio specifico: http://corporateeurope.org/sites/ default/files/sites/default/files/files/article/regulating_invest- ment_funds.pdf.

Nello studio in questione CEO ha esaminato alcuni parlamentari europei (MEP) appartenenti a diversi partiti e gruppi politici, che facevano parte sia di intergruppi ufficiali del Parlamento, che di forum informali. Questi ultimi includono anche gruppi di lavoro attivi nel Parlamento, composti da parlamentari provenienti da diversi gruppi attivi su questioni specifiche, in rappresentanza di diverse lobbies, impegnati nel compito di facilitare il confronto tra posizioni diverse, oltre a facilitare lo scambio di posizioni tra parlamentari e rappresentanti della società civile http://www.europarl.europa.eu/aboutparliament/ en/00c9d93c87/Intergroups.html.

Molto spesso tali gruppi vengono costituiti su iniziativa delle stesse lobbies. Pertanto, oltre ad essere composti da parlamentari europei, vedono anche la partecipazione di rappresentanti di imprese, di associazioni e di altre organizzazioni, tutti autorizzati a prendere parte ai vari meetings.

Attraverso il lavoro svolto da CEO è stato possibile verificare come solamente uno dei gruppi in questione,  attivo nel campo della regolamentazione dei mercati finanziari, abbia reso noti i nomi dei sui membri: si tratta del Forum sui Servizi Finanziari del Parlamento Europeo (EPFSF).  E’ questo un gruppo composto sia da membri del Parlamento che da lobbisti del settore finanziario, il cui compito dichiarato è quello promuovere un dialogo tra l’istituzione rappresentativa per eccellenza dell’Unione Europea, e tutti i soggetti che offrono servizi di tipo finanziario, attraverso ad esempio l’invito a seminari formativi. L’attività del Forum viene finanziata dai suoi membri, ovvero 52 organizzazioni finanziarie internazionali quali JP Morgan, Goldman Sachs International, Deutsche Bank,Citigroup la Federazione Bancaria Europea, con quest’ultima che spesso volge funzione di segreteria. E’ evidente, dunque, come i parlamentari europei che partecipano al forum EPFSF, siano in contatto con i lobbisti delle istituzioni finanziarie più importanti sul piano internazionale.

Un’altro gruppo degno di nota e’ il Gruppo di Lavoro sui Servizi Finanziari che però non rivela i nomi dei suoi partecipanti: il Kangaroo Group. Questo organizza  spesso colazioni di lavoro, pranzi ed altri eventi, sempre allo scopo di agevolare gli scambi tra i Parlamentari Europei ed i lobbisti del settore finanziario.    I gruppi più sensibili all’attività di lobbying sono le Commissioni Parlamentari che si occupano di questioni legate ai mercati finanziari, come la Commissione sugli Affari Economici e Monetari. Per studiare nel dettaglio le modalità di svolgimento dell’attività di lobbying, sono state prese in esame le consultazioni svolte con la Commissione in questione su tre argomenti specifici: a) la regolamentazione generale degli investimenti http://ow.ly/ued76  ; b) le manipolazioni del mercato http://ec.europa.eu/internal_market/consultations/docs/2010/mad/consultation_paper.pdf;     c) la coerenza della regolamentazione dei servizi finanziari http://ec.europa.eu/finance/consultations/2015/financial-regulatory-framework-review/docs/consultation-document_en.pdf.

Complessivamente le organizzazioni che hanno partecipato alle consultazioni sono state 259; tra queste le federazioni dell’industria finanziaria europea sono state le più attive, ed in particolare la Investment Management Association e la International Swap and Derivates Association; importante è stata anche la presenza di associazioni a carattere nazionale, come la British Bankers’ Association e la German Banking Industry Committee. Tra le prime 20 organizzazioni che hanno preso parte alle consultazioni, vi sono state una sola associazione sindacale, la Nordic Financial Union, ed una sola NGO, Finance Watch.

Altri modi molto sottili di esercitare l’ attività di lobbying sui parlamentari europei sono: 1) gli inviti ad eventi, 2) l‘invio di dichiarazioni ufficiali da parte dell’industria finanziaria su riforme in corso di discussione; 3) i meeting informali tra parlamentari e lobbisti;

L’attività di lobbying sulle Agenzie dell’Unione Europea

Quando gran parte del lavoro legislativo è stato posto in essere, alcune Agenzie europee, come la Banca Centrale Europea (ECB), il Meccanismo Europeo di Stabilità (ESM) o l’Agenzia Europea di Supervisione (ESAs) in teoria supervisionano i mercati finanziari, individuando i rischi potenziali ed i problemi. Queste agenzie hanno creato tutta una serie di gruppi che svolgono attività di consulenza, che spesso prendono il nome di “gruppi di contatto“, nei quali siedono rappresentanti delle corporations finanziarie o delle loro associazioni lobbistiche. Potrebbe sembrare che questi gruppi si occupino esclusivamente di questioni molto tecniche e poco politiche, come l’implementazione di una legislazione già adottata, anche se la scelta di una determinata implementazione, piuttosto che di un’altra, rappresenta già di per se una scelta politica.

Anche argomenti dal contenuto altamente “politico”, quale ad esempio la tassa sulle transazioni finanziarie (FTT), vengono discussi in gruppi come questo. L’influenza che ciascuna di tali agenzie può ricevere da questi gruppi può riguardare la scelta dell’approccio adottato da parte dell’agenzia nello svolgere il suo compito, o la posizione assunta dall’organo supervisore nella specifica questione “politica”. Per questo motivo, la partecipazione a questi gruppi di consulenza da parte delle organizzazioni lobbistiche offre loro una piattaforma alternativa attraverso cui influenzare l’attività di regolamentazione dei mercati finanziari.

Le agenzie europee di supervisione sono composte da amministrazioni di supervisione sull’attività bancaria (European Banking Authority EBA), su quella assicurativa (European Insurance and Occupational Pension Authority EIOPA) e sui mercati dei titoli (European Securities and Markets Authority ESMA). Oltre a ciò la Banca Centrale Europea è destinata ad assumere un ruolo di maggior peso nella supervisione finanziaria e nei fallimenti delle banche. Per ciascuna di queste agenzie vi sono gruppi di soggetti interessati che svolgono attività di consulenza sulle norme in corso di approvazione, offrendo una valutazione sulla loro specifica area di mercato finanziario.

Il complesso dei soggetti che svolgono attività lobbistica

Per stimare i soggetti che svolgono attività lobbistica utilizzeremo la definizione fornita dal Registro per la Trasparenza, vale a dire tutte le organizzazioni ed i singoli individui impegnati nell’attività avente ad oggetto quella di influenzare la formulazione o l’implementazione di una politica, o nel  processo di adozione di una normativa da parte di un’ istituzione europea.

Se sommiamo tutti i gruppi assicurativi, le banche, le società di gestione assets finanziari, le organizzazioni di società di brokeraggio finanziario e le società di consulenza e di lobbing da queste assoldate, si raggiunge la cifra di circa 700 organizzazioni che svolgono attività lobbistica per il settore finanziario. Chiaramente qui consideriamo l’attività lobbistica in generale, senza distinguere la specifica istituzione europea nei confronti della quale tale attività viene esercitata (Commissione, Parlamento, Agenzie, Banca Centrale Europea). Tra queste 700 le NGO, i sindacati e le associazioni di difesa dei consumatori sono 150.

Ma non è solo il confronto tra i numeri delle organizzazioni a destare preoccupazione, quanto la frequenza degli incontri che queste hanno con le istituzioni a suscitare allarme.

Corporate Europe Observatory (CEO), l’osservatorio europeo sulle lobbies, è riuscita ad ottenere il numero complessivo degli incontri avuti con le principali istituzioni europee, inclusi anche gli incontri con gli expert groups, le consultazioni del Parlamento Europeo e gli incontri informali con i lobbisti e le agenzie di supervisione dei gruppi di interesse.

Con un totale di 1900 incontri avuti durante il periodo di adozione delle riforme successivo alla crisi finanziaria, le lobbies del settore finanziario sovrastano di gran lunga quelle di tutti gli altri comparti economici.

Se poi andiamo a guardare la nazionalità delle lobbies in questione, nel gran numero di quelle europee presenti, le inglesi si schierano sicuramente in cima alle altre.

Misurare il potere di una lobby significa, in primo luogo, capire i suoi canali di accesso e di influenza degli organismi decisionali, misurarne i mezzi economici e le risorse umane. Questa operazione è stata effettuata nel 2012, per quanto riguarda l’Inghilterra, dal Bureau of Investigative Journalism.

https://www.thebureauinvestigates.com/2012/07/09/get-the-data-the-bureaus-financial-lobby-database/

Lo studio ha rivelato l’esistenza di 129 organizzazioni con base in Inghilterra, le più potenti e numerose, riconducibili ad attività connesse a servizi finanziari, impegnate a svolgere attività lobbistica sui politici e sul processo di determinazione delle politiche europee relative al settore finanziario.

E’ stato calcolato come il comparto in questione abbia speso nel 2011, 92,8 milioni di sterline, impiegano stabilmente 800 persone.

Tra le prime organizzazioni lobbistiche che operano in Inghilterra troviamo: A) City of London Corporation, che impiega 3.550 persone, di cui 40 direttamente collegate a politici, e che spende ogni anno per attività di lobbying e relazioni istituzionali 10 milioni di sterline. B) Segue la Aggregated City Law Firms Public Affairs Department, che impiega stabilmente 15 lobbisiti e che spende in media 10 milioni di sterline all’anno. C) di seguito la Association for Financial Markets in Europe, che nel 2011 ha speso 8,9 milioni di sterline e che impiega stabilmente 42 persone, di cui 23 lobbisti a tempo pieno. D) abbiamo quindi la British Bankers’ Association, che ha speso, nel 2011, 5,6 milioni di sterline e che impiega 63 persone, delle quali 30 sono lobbisti a tempo pieno. E) In ultimo citiamo la Aggreegated Management Consultants’ Public Affairs Departments, che nel 2011 ha speso per attività di lobbying 5 milioni i sterline, e che impiega stabilmente 8 lobbisti.

Possiamo, dunque, avere un’idea approssimativa del potere di ciascuna lobby se andiamo a vedere le cifre spese annualmente da ciascuna di esse, ed il numero di persone che impiega, in particolare quelle che lavorano stabilmente a Bruxelles e che hanno la possibilità di accedere liberamente al Parlamento.

I dati in questione vengono ricavati da CEO attraverso le informazioni rilasciate sul Registro della Trasparenza; sappiamo però che questo non è obbligatorio, e quindi non esiste alcun incentivo per i lobbisti registrati a fornire informazioni corrette; dunque la informazioni che possiamo ottenere sono molto limitate e talvolta non rispondenti alla realtà.

Dunque, la cifra stimata delle 700 organizzazioni che svolgono stabilmente attività di lobbying è sovrastimata se confrontata al numero dei lobbisti registrati.     Di conseguenza sarà necessario includere anche organizzazioni non comprese in tale lista, e per quel che riguarda i dati forniti, assumerli come veritieri, e per quel che riguarda le società di consulenza e gli studi legali che svolgono attività di lobbying, procedere ad una stime delle spese da queste sostenute.

Gli studi legali e le società di consulenza sono soggetti intermedi rispetto alle società finanziarie, esse hanno dunque anche altri clienti, ed il loro budget riguarda solo parzialmente le società finanziarie per cui lavorano. Alcune di queste sono anche iscritte nel Registro per la Trasparenza, come Fleishman-Hillard, Kreab, Gavin Anderson, Hume Brophy e G+Consulting.

Per valutare il loro peso, in termini economici, sarà necessario osservare, per quelle registrate, il rispettivo registro personale, e verificare il numero di clienti che svolgono attività finanziaria, e a quanto ammonta, per ciascuno di essi, la spesa per attività di lobbying.

In tal modo sarà possibile effettuare anche una stima di quanto speso da società finanziarie assentii dal Registro per la Trasparenza, ma che svolgono attività di lobbying sulle istituzioni europee, quali, ad esempio, Goldman Sachs o HSBC. Tutte quelle società finanziarie che non sono registrate e che non si sono rivolte ad un consulente o ad uno studio legale a Bruxelles, per queste si stima che abbiano almeno una persona pagata che svolge stabilmente attività di lobbying. In tal caso il livello di spesa per l’attività di lobbying viene stimato facendo ricorso allo studio realizzato da Ellwood e Atfield sulle remunerazioni dei lobbisti http://www.ellwoodatfield.com/pdf/Brussels_ Remuneration_Report.pdf; per quel che riguarda le NGO ed i sindacati, viene stimato come solo una parte dello staff complessivo dell’organizzazione sia impegnato sui mercati finanziari, e che il suo salario medio sia di 36 mila euro l’anno.

Attraverso tali criteri è stato stimato come la spesa complessiva dell’industria finanziaria in attività lobbistica ammonti, annualmente, a 123 milioni di euro, mentre NGO ed associazioni di consumatori spendono circa 4 milioni l’anno.

Il rapporto tra questi due livelli di spesa è pari a 30 a 1, ed è il più alto rispetto a tutti gli altri comparti produttivi quali quello farmaceutico, il tabacco ed il cibo.

Scomponendo il dato aggregato tra organizzazioni di lobbying registrate e non, la proporzione di spesa è 97 milioni per quelle registrate e 26 per le non.

Passando a valutare il personale impiegato nell’attività di lobbying, quello che presta stabilmente la propria attività per conto di organizzazioni registrate ammonta a 1250 unità, contro 450 per quelle non registrate; nel complesso siamo a 1700 unità.

L’attività lobbistica attraverso gli Expert Groups

Gli Expert Groups che svolgono una funzione di consulenza per le istituzioni comunitarie, vengono spesso istituiti in previsione dell’adozione di proposte normative o dell’adozione di iniziative politiche, al fine di fornire una consulenza alla Commissione nella fase iniziale dell’attività decisionale.

Dunque la composizione di questi gruppi ha un enorme influenza sui contenuti finali della riforma del settore finanziario http://www.alter-eu.org/ sites/default/files/documents/Broken_Promises_web.pdf

E ciò è stato evidente nella riforma del settore finanziario presentata nel 2008; dato il contenuto molto morbido della normativa adottata, la conclusione che se ne trasse fu che l’expert groups fosse pesantemente condizionato dalla presenza di rappresentanti del settore finanziario http:// www.alter-eu.org/sites/default/files/documents/a-captive-com- mission-5-11-09.pdf.

Se si vuole verificare se dal 2008 le cose siano cambiate o meno, è sufficiente esaminare l’elenco degli expert groups iscritti nel registro della Commissione. Nella ricerca effettuata da CEO, tuttavia vengono presi in considerazione anche gli expert groups iscritti negli ultimi 5 anni e non presenti nel registro più recente, questo perché, come si è detto, gli expert group vengono istituiti per questioni specifiche in ordine all’adozione di nuove normative, e dunque sono variabili nel tempo.

Inoltre la Commissione spesso omette l’iscrizione nel registro di taluni expert groups, e dunque sono stati inclusi dei gruppi di cui si è venuti a conoscenza in occasione dell’adozione di determinate normative, la quo presenza è stata annotata grazie al lavoro svolto negli anni da CEO.

Ciò che è emerso è che in occasione di consultazioni avviate della Commissione su materie legate agli affari, il numero dei componenti degli exper groups proveniente da quel mondo lievitava enormemente rispetto, ad esempio, ai rappresentanti della società civile.

Controllando i componenti di 17 expert groups, CEO ha osservato come su 15 di essi vi fosse il dominio assoluto dei rappresentanti delle lobbies finanziarie rispetto alle associazioni di consumatori, alle NGO ed ai sindacati. Complessivamente il 70% dei componenti degli expert groups della Commissione aveva legami diretti con il settore finanziario, contro lo 0,8% delle NGO e lo 0,5 dei sindacati.

Tra più importanti expert groups della Commissione vi sono quelli delle Agenzie di supervisione dell’Unione e della Banca Centrale Europea. Anche queste istituzioni, come la Commissione, tendono a confrontarsi  preferibilmente con i rappresentanti dell’industria finanziaria privata. Il lavoro all’interno di questi gruppi è molto tecnico, posto che il loro compito è di fornire un apporto all’implementazione di misure già adottate, e non di dare un parere di tipo politico.

L’industria finanziaria ha riconosciuto la crescente importanza delle agenzie di supervisione nell’influenzare la politica.

I Big players e le loro reti

Le 20 più attive organizzazioni lobbistiche sulle questioni finanziarie all’interno dell’Unione Europea sono tutti grandi gruppi finanziari. Non c’è, quindi, nessun grande sindacato o importante NGO o authority pubblica in grado di competere per quanto riguarda risorse economiche e di persone impiegate, o di meeting organizzati, o come partecipazione ad expert group.

Tra le 50 principali organizzazioni attive in tutte le varie fasi dell’attività di lobbying troviamo solo due sindacati ed una sola associazione di consumatori.

Per fornire un quadro complessivo riguardo al ruolo che una sola di queste organizzazioni può svolgere attraverso la sua attività lobbistica su scala europea, in modo anche da poter visualizzare anche la sua rete di influenze nei confronti delle varie istituzioni, dei loro organi e dei vari processi, prendiamo come esempio un’importante banca europea, tra le più attive nell’attività di lobbying a livello europeo. In genere un gruppo bancario o assicurativo con legami molto vasti, esercita la sua influenza sull’attività decisionale attraverso le consulenze, le federazioni industriali, ecc.

Spesso ciò crea delle casse di risonanza che conducono a delle rappresentazioni multiple di talune organizzazioni in occasione di specifiche consultazioni o gruppi (ad esempio esistono gruppi di consultazione nei quali è presente Deutsche Bank, come la European Banking Federation, la European Fund and assets Management Association, la German Banking Federation, la International Swaps and Derivatives Association).

Questi grandi gruppi bancari o assicurativi sono connessi attraverso vari canali con gli organi decisionali europei. Se prendiamo dunque la rete attraverso cui la Deutsche Bank esercita la sua attività di lobbying a Bruxelles, essa non viene espressa solo dalla sua affiliazione alla federazione nazionale di imprese bancarie, ma anche dalle sue connessioni con la larga federazione dell’industria finanziarie europea ed internazionale. Altri canali per esercitare pressione sono quelli delle società di consulenza di affari pubblici e delle società di consulenza professionali.

(cm)

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